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Il complesso di Medea

12 Lug

A Pisa una Medea abbandonata dal marito ha dato fuoco all’auto in cui si era rinserrata coi suoi due pargoli, i pompieri li hanno trovati stretti nell’abbraccio fatale della loro madre e assassina. Eventi come questo si ripetono uguali di anno in anno a formare la catena grondante sangue che tiene imprigionato il Tantalo secolare al fondale infero su cui impotente agonizza, lontano dai succosi frutti di pace e solidarietà vanamente promessi dal mondo; è occasione rara, soprattutto in età mediatica, che un poeta colga in fondo al pozzo nero della storia un fiore del male e gli doni lo spessore della tragedia. Di fronte a una siffatta notizia il moderno utente mediatico non si sente infatti forzato a meditare sulla morale di un popolo, sul destino personale e sulla giustizia di Dio, che non consiste nella prevenzione dei delitti ma nella loro retribuzione sub specie aeternitatis. L’estirpazione della discendenza per tema di vendetta è un delitto antichissimo riconducibile alla salvaguardia dell’onore personale, fiat iustitia et pereat mundus, il femminismo moderno ha finito per far sembrare lecito ciò davanti a cui anche il pagano antico atterriva. Il problema è che con l’avvento del cristianesimo il figlicidio non è più solo un’ingiustizia contro la natura ma è anche l’epitome del peccato mortale che trafigge come spada il cuore della Vergine dolorosa, la quale forse proprio in ragione di cotali abomini lacrima sangue sul mondo.

 
2 commenti

Pubblicato da su 12 luglio 2011 in Attualità

 

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2 risposte a “Il complesso di Medea

  1. claudio

    13 luglio 2011 at 09:37

    I delitti inter-familiari sono ormai talmente frequenti che, se hanno qualcosa di morboso, in grado di eccitare le già morbose menti dei video-dipendenti, assurgono alle cronache giornalistiche, mentre vengono pressoché dimenticati tutti gli altri che affliggono una società malata.
    Le proposte e i messaggi sociali, affettivi, relazionali che provengono dai vertici delle istituzioni e, purtroppo anche delle gerarchie religiose non sono sempre adamantini. L’inquinamento collettivo delle menti, assorbite in un edonismo di massa, in una continua ricerca di gratificazione, ci ha sprofondati in questo abisso, vuoto di valori. Mi auguro che Zefiro torni, ma ho dei fieri dubbi che “il bel tempo rimeni”.
    E’ tempo di tsunami, purtroppo.
    C.L.

     
    • wingedzephiro

      13 luglio 2011 at 15:34

      C.S. Lewis ne “Il grande divorzio” ha ben descritto la follia di una madre che col pretesto dell’amore voleva trascinare il suo figlioletto all’inferno insieme a lei, disposta a fargli soffrire le pene eterne pur di non separarsene. Quando si perde una scala degli amori e ogni sentimento è quindi patito come diritto divino dell’uomo, il quale può dunque creare e distruggere a suo piacimento, questo è il mostruoso risultato.

       

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